domenica 22 febbraio 2015

#noielagiulia recensione di un gran bel film tutto italiano

Ho appena finito di vedere Noi e la Giulia, di Edoardo Leo.

  

E' davvero un bellissimo film.

Un soggetto che incorpora il sogno di tanti, quello di provarci, di provare a cambiare la propria vita.


Bello quindi il soggetto, realizzato attraverso una commedia spassosissima, man che allo stesso tempo,  trasmette tanti valori positivi ed importanti.



C'è la resistenza civile, raccontata attraverso la lotta al pizzo, nel contraltare della voglia di affrancarsi dalla consuetudine di abbassare la testa, di rinunciare, di aver paura, il tutto raccontato con la leggerezza della commedia, attraverso la quale vengono messe in evidenza le tristezze del nostro paese, come la corruzione, il razzismo, l'emarginazione, l'aberrazione sociale, la mafia.



Ma con altrettanta maestria, vengono sapientemente distillati i valori fondanti, della bellezza, della legalità, dell'integrazione sociale, della fiducia, dell'amicizia, e della speranza.



Tutto condito meravigliosamente con i colori, i sapori e le luci della nostra meravigliosa terra, l'Italia.



C'è la rivalsa dell'individuo, che nella coesione dell'amicizia, ritrova la spinta vitale per riuscire ad affermarsi, a coronare il proprio sogno, contro tutto e contro tutti, nella ricerca di se stessi nutrendosi dei valori portanti della solidarietà e della giustizia.



C'è la donna ed il valore per la vita, a prescindere, senza pregiudizi, come priorità assoluta, una donna dolce, decisa, provocatrice di fattori positivi, di creatività e di coesione, perno su cui alla fine si muove la storia, nella sua meravigliosa realizzazione.



C'è un cast di professionisti di grandissimo spessore, partendo da Claudio Amendola, mattatore assoluto,  anima e cuore sempre nelle sue parti decise e coinvolgenti, 





ed il "bello" Argentero, che sfodera le sue migliori capacità disegnando un personaggio difficile e complesso facendocelo vivere in modo autentico, con la sua timidezza che ci fa sentire tutti umani, normali, 





per incontrare il bravissimo Stefano Fresi, caratterista strepitoso e simpaticissimo, con le sue debolezze che si trasformano sempre in esilaranti sipari, interprete di un personaggio ossessionato dalle sfighe e dalle insicurezze






ed Anna Foglietta, con una recitazione vera, spontanea e davvero impeccabile, un personaggio eclettico del nostro tempo, che si muove nell'ambito dei pregiudizi da abbattere, dispensando lezioni di vita vera, interpretata mirabilmente



Un commento a parte merita Carlo Buccirosso, maestro di recitazione, con tempi, toni, espressioni e caratterizzazioni davvero perfette, da grande cinema.









Ed infine lui, Edoardo Leo, strepitoso. Una recitazione davvero impeccabile, raffinata e curata, con quella grande ironia che lo caratterizza, ma anche introspezione che tocca corde profonde. Un film ben realizzato, orchestrato bene nelle dinamiche, nel dosaggio dei ritmi e dei contenuti, esilarante nella sua sceneggiatura simpaticissima, specchio di un'Italia di oggi, con i suoi compromessi, le sue macchiette dialettali, mirabilmente distribuite nelle varie caratterizzazioni, ma mai troppo marcate, o fuori luogo, sempre misurate. Un grande lavoro che testimonia la grande professionalità e sensibilità di Edoardo Leo, che in questo film dimostra una grande crescita personale.



Bellissima la fotografia, nei panorami stupendi di una Basilicata dai campi di grano color oro, densa di atmosfere, di giochi di luce, e di grande energia.



Un film, rotondo, di quelli che quando finiscono, ti lasciano il sapore di buono, del bene che ti fa sentire bene, e del male che alla fine, viene esorcizzato.


Un grande film italiano.

Lo consiglio a tutti 


martedì 17 febbraio 2015

Lettera aperta al Presidente della Rai Anna Maria Tarantola sulle chiusure dei programmi che trattano di resistenza alla mafia



Spett. Presidente della Rai – Radiotelevisione Italiana



Gent.ma Anna Maria Tarantola




Milano, 16 febbraio 2015


Presidente,

sono un abbonato RAI che segue da vicino i temi di resistenza alla mafia.

mi permetto di scrivere alla Sua attenzione per la recente e preoccupante e crescente assenza dai palinsesti dell’emittente Nazionale, siano essi radiofonici che televisivi, di programmi che come alcuni in passato, siano dedicati alla memoria, alla resistenza alla mafia, alle vittime di mafia, ai territori, alla rinascita degli stessi ed alla speranza dei loro abitanti.

E’ passato un anno circa da quando programmi come “La bellezza contro le mafie”, su Radio Uno Rai, condotto dalla Giornalista Francesca Barra, un programma di approfondimento importante sulla geografia mafiosa,  che ha raccontato più di 2000 storie di resistenza alla mafia, insieme a “La tredicesima ora”, programma del Giornalista Carlo Lucarelli, di approfondimento su aspetti di cronaca nera, legata anche ad omicidi di stampo mafioso, come il caso di Lea Garofalo, sono stati chiusi.

Tagli motivati da aspetti di budget. Aspetto importante, ma che per questi temi, dovrebbe trovare delle priorità.

Un anno di silenzio, dove tante voci di voci hanno smesso di raccontare le loro storie, dove il silenzio ha lasciato spazio alle scelte di palinsesto, creando il timore che non si ritenga che la verità possa ancora fare notizia.

Perché in questi programmi di verità si parla, e si è parlato, di storie di resistenza e di ingiustizie, di persone, di famiglie, di uomini e donne delle scorte, di figli di vittime di mafia, di morte, di dolore, di speranza.

Voce e speranza che attraverso questo tipo di programmi aiutava chi, nella propria tragedia, nei soprusi subiti, nel futuro sottratto, proprio in quella voce poteva ancora trovare la forza di credere in un futuro migliore, affinché la violenza, le atrocità e la meschinità del fenomeno mafioso potesse essere raccontata a tutti.

Ed invece, è calato il silenzio. Ci sono state sporadiche trasmissioni che hanno dedicato stringati interventi o servizi, ma niente più di continuativo, pianificato, strutturale.

Il silenzio, che quando si parla di mafia, non deve mai accadere. Quel silenzio che cancella la memoria, il ricordo, e favorisce il prolificare del concetto mafioso, che proprio in quel silenzio, striscia virulento, se ne appropria, lo trasforma in baluardo di omertà, in testimonianza di inesistenza.

Nel silenzio, Dottoressa Tarantola, la mafia si rafforza.

Ed un altro capitolo rivestono i premi alla memoria, come quello di Mario Francese, giornalista del Giornale di Sicilia, assassinato dalla Mafia il 26 gennaio 1979, premio al quale recentemente ho avuto il privilegio di assistere, e che nonostante la rilevanza dei messaggi e dei valori in esso contenuti, non è stato degnato di un passaggio nei Telegiornali delle nostre Reti Pubbliche Nazionali.

Premi come quello dedicato a Paolo Borsellino, e tanti altri, dove vengono premiati impegni importanti di natura letteraria e giornalistica, testimonianze di verità e resistenza, di lotta e coraggio delle parole.

E non è accettabile che non vengano date informazioni di questi eventi nei palinsesti dei TG Pubblici Nazionali, eventi alla memoria di uomini che hanno cambiato il corso della storia del nostro Paese, che hanno gettato le basi per la sconfitta del fenomeno mafioso, pagando con il sacrificio della loro vita.

E ci si chiede perché, da un lato l'impegno prodigo a tutela dei temi di resistenza di verità venga premiato, e dall'altro, in un'Italia devastata dalla corruzione, criminalità organizzate che impantanano e gestiscono tutti i business a livello nazionale, di testimoni di giustizia a cui viene eliminata la scorta, di figli di vittime della mafia a cui non vengono riconosciuti diritti, di parenti di vittime degli uomini e donne della scorta, non siano realizzati, anche con budget minimi, i programmi a scopo sociale di estrema utilità del Servizio Pubblico, che invece vengono chiusi.

Ed allora io Le chiedo come possa non essere forte la consapevolezza che un Servizio Pubblico di questo tenore sia indispensabile per la salvaguardia ed integrità del diritto alla verità.

Ma cos'è il diritto alla verità.

E' su questo che bisogna soffermarsi, ed interrogarsi. Perché se riusciamo a connotare questo diritto, possiamo capire il grave errore sia stato fatto nel chiudere questi capitoli di informazione, nel Servizio Pubblico.

Il diritto alla verità è la forza universale che muove le coscienze nella ricerca costante di giustizia e legalità. Ed è per questo che diritto alla verità e Servizio Pubblico sono strettamente interconnessi. E' compito del Servizio Pubblico garantire un'informazione ispirata al diritto alla verità, che possa dare voce a chi non ha i mezzi e le possibilità per farla sentire, nei capitoli più tristi della nostra società.


Ed è per questo diritto, che io Le scrivo, affinché programmi di informazione Pubblica di questa caratura, non vengano eliminati per sempre dai palinsesti, che vengano promossi spazi informativi nuovi e dedicati a la resistenza alla mafia.

Perché questo diritto non venga precluso, per le generazioni a venire.

Per quei giovani che sempre di più hanno bisogno di essere supportati nella conoscenza dei capitoli più oscuri della nostra storia affinché ne siano coscienti, informati e possano formare le loro coscienze nella ricerca della legalità attraverso la consapevolezza che esistono le mafie, ma esistono storie che raccontano di come alle mafie si è detto no, esiste la forza e la speranza di organizzazioni sul territorio che lottano quotidianamente per sconfiggere il senso di omertà, che ancora, e tanto, esiste in tante aree del nostro Paese.



Con stima.

Un abbonato Rai.

Roberto Furesi

 




mercoledì 11 febbraio 2015

Premio Mario Francese - La forza della memoria linfa vitale preziosissima nel percorso umano e didattico dei nostri ragazzi




Il 9 febbraio è stata una giornata speciale. 


C'è stata tanta bellezza nella cerimonia di assegnazione del premio alla memoria di Mario Francese, giornalista del Giornale di Sicilia, assassinato dalla mafia il 26 gennaio 1979. 



Il premio, organizzato dall'Ordine dei Giornalisti di Sicilia, e dall'associazione Uomini del Colorado, si è svolto nella cornice stupenda del liceo Vittorio Emanuele II, liceo storico di Palermo, dove lo stesso Mario Francese frequentò.


Nel liceo, gremito di studenti, si è raccontata una storia importante, una storia di storie, di coraggio, di impegno e di spirito di servizio.



Una testimonianza quella di oggi, che ha riconosciuto il talento dei giovani, e l'impegno dei professionisti già affermati.




Ci sono stati gli studenti, che hanno raccontato chi era Mario Francese, e nei suoi valori ci si sono riconosciuti, raccontandoli con grande consapevolezza, con parole ed immagini stupende.

C'è stata la meravigliosa trasposizione del dolore in senso di libertà con la lettura da parte di Salvo Piparo, della lettera che Francesco Foresta, direttore del giornale Live Sicilia , scomparso di recente, ha lasciato come ringraziamento a tutte le persone a lui care, una lettera che ha donato sollievo e portato grande commozione, accompagnata dal suo ricordo fatto da Giulio Francese, un ricordo intenso ed ispirato.


E poi le parole di Lello Analfino dei Tinturia, esortazione ai giovani e di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, regalandoci a cappella una canzone molto bella, dal titolo "Cocciu d'Amuri". 





C'è stata la forza delle parole di Silvia Francese, nel ricordo stupendo di suo nonno, fatto di sfumature meravigliose, di insegnamenti, e di quel viverlo quotidianamente nel suo esempio, affinchè egli, anche se mai conosciuto, possa essere sempre con lei. 
Un momento molto emozionante, un regalo bellissimo che ha donato a tutti noi la sensazione di viverlo, in quel momento, con lei.



C'erano Ficarra e Picone, che hanno sdrammatizzato con quella loro grande abilità di raccontare le grandi verità del nostro tempo, con sottile ironia, tema portante del premio, che hanno ricordato Padre Puglisi, e la sua ricerca costante di affrontare le difficoltà con il sorriso.

E ciò che in tanti hanno sottolineato, è il tema della normalità, quella di Mario Francese e di tutti quelli che scelgono il percorso della ricerca della verità, per far vivere la legalità, nell'idea di non essere definiti "eroi" se si testimonia la verità, considerando che se ciò accade, voglia significare che troppi, allora, siano coloro che testimoniano il contrario. 

Ed ha vinto il coraggio della verità, quello di Lirio Abbate, giornalista de L'Espresso, e Federica Angeli, giornalista di Repubblica, entrambi sotto scorta, per le loro inchieste, legate allo scandalo di "Mafia Capitale" per la loro capacità e coraggio di raccontare le verità difficili, scomode, che cambiano il corso delle cose. Una vita sacrificata per il coraggio delle parole, per quella ricerca meticolosa, minuziosa e importante, un grande esempio di giornalismo di inchiesta al servizio del Paese.



E' stato estremamente importante e di grande valore scegliere una scuola come luogo di testimonianza, perché i giovani possano recepire quei valori universali che sono alla base di ciò che il premio vuole testimoniare, una eredità importante, che con la premiazione dei cronisti più giovani rappresenta concretamente un percorso credibile, e con quella dei professionisti più affermati, il consolidamento di quei valori, linfa vitale preziosissima nel percorso umano e didattico dei ragazzi. 



E spiace che i media nazionali non dedichino degli spazi al racconto di eventi come questo, che arricchiscono la memoria e testimoniano la grandezza di uomini e donne che hanno fatto grande il patrimonio valoriale di intere generazioni, costruendo, e pagando con il sacrificio della loro vita, presupposti indelebili sui quali fondare il cammino di speranza del nostro Paese.






Link al sito di Mario e Giuseppe Francese  ed al servizio della Redazione sul premio   

Link al video "Il Silenzio è dolo"

Marco Ligabue feat. Lello Analfino e Othelloman