martedì 26 aprile 2016

Lo scontro istituzionale politica-magistratura indebolisce le istituzioni e favorisce le mafie

E' una vecchia storia. 

Ma oggi la voglio tagliare corta. 

Nel dibattito fra chi aspetta sentenze e chi accusa generalizzando, perdiamo tutti. Perde la legalità in primis, perdono le ideologie che servono come punto di riferimento per i nostri giovani.

E qui non è un tema di chi ha torto o ragione, di chi fa bene o male: il tema è che serve fare "squadra".

Uso questa terminologia molto più familiare negli ambienti organizzativi, perché rende meglio l'idea di un Paese nel quale serve serrare le file, contro la criminalità organizzata, contro le minacce terroristiche, contro il pericolo che possa essere minata la stabilità intera.

Non voglio entrare nei particolari, che sono ben conosciuti circa le ultime dichiarazioni di Piercamillo Davigo, neo nominato Presidente dell'Associazione Magistrati, che in una recente intervista al Corriere della Sera accusa la classe politica di corruzione diffusa e peggio ancora di un peggioramento dei livelli di corruzione dicendo che "i politici non hanno smesso di rubare, hanno smesso di vergognarsi", e le corrispondenti del Presidente del Consiglio Matteo Renzi circa la necessità di fornire nomi e sentenze, circostanziando quindi meglio le dichiarazioni.

Tutto questo non serve a nessuno. 

Tutto questo non serve a mio figlio diciottenne che ha appena dato il suo primo voto al Referendum, ed al quale da sempre cerco di insegnare l'importanza della ricerca della verità e legalità, e della politica come strumento sano di democrazia.

Tutto questo indebolisce la tenuta strutturale del sistema, mina il concetto stesso di Politica e di Magistratura. Ed in questo indebolimento, si presta il fianco alle organizzazioni mafiose che da sempre si insinuano nelle pieghe e nelle crepe istituzionali nella costante attività di destabilizzazione del sistema.

Se la politica è malata, allora cerchiamo di curarla, ognuno per la sua parte: i cittadini andando a votare e con coscienza, i magistrati emettendo sentenze e ristrutturando le procedure, i politici rinnovandosi e buttando fuori i condannati e corrotti dalle liste.

E' solo un tema di Responsabilità, una parola semplice, ma estremamente vera.

E sulle responsabilità rimandiamo i dibattiti alle sedi competenti, il parlamento per la politica e i tribunali per la magistratura, dove ognuno può legittimamente far valere le proprie istanze, senza demagogia, senza populismo che si alimenta rafforzando il concetto di una politica corrotta a tutti i livelli, e di una magistratura giustizialista, considerazioni che prestano il fianco per la raccolta di consenso da parte delle mafie.

Perché uno stato in entropia istituzionale è uno stato vulnerabile.

Serve una profonda riforma da una parte della Politica, lavorando sulla trasparenza e su processi di governo che consentano di espellere chi delinque, senza indugio, eliminando privilegi, operando dal basso un garantismo che consenta di poter denunciare apertamente gli abusi e le connivenze.

Serve una profonda riforma della Magistratura, che abbia processi più snelli, più strutture e risorse che possano agire più efficacemente nelle attività processuali evitando ritardi, errori e mettendo a rischio l'efficacia delle azioni preventive e di indagine.

Proprio su queste ultime serve anche una profonda riflessione sugli investimenti da fare in ambito preventivo, rafforzando le unità di intelligence che sono la vera arma contro la delinquenza organizzata, ma allo stesso tempo applicando il garantismo che possa evitare le gogne mediatiche che ultimamente considerano sentenza di condanna già solo l'avviso di garanzia.

Serve collaborazione fra politica, magistratura, informazione e cittadinanza affinché quel "fare squadra" sia l'arma infallibile per individuare, isolare e punire chi opera nel malaffare, infangando la politica sana, patrimonio di democrazia di questo paese.

Serve Responsabilità.


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