martedì 5 maggio 2015

Recensione del libro "Verrà il vento e ti parlerà di me" di Francesca Barra

Ci vuole coraggio per inseguire un sogno.

C'è tanto coraggio in questo romanzo di Francesca Barra, il coraggio di raccontare le proprie origini, le proprie radici, e trasformarle in un racconto meraviglioso, ed emozionante, che fa vivere un sogno.


Un racconto custode di valori ancestrali, testimone di quelle radici solide che consolidano, e restituiscono, sempre, un senso a tutto, un senso alla vita.

Leggendo mi sono sentito trasportato in una storia stupenda, di vita, di dolore, di tradizioni, di gioia, di sacrifici, di famiglia, di amore, di cose semplici ma importanti, di terra natia, di profumi, di sapori e di colori.

Sullo sfondo di una Matera dei sassi, meravigliosa e struggente, di una Basilicata campestre, vera e profonda, si compie il miracolo della vita, raccontata magistralmente dalla scrittrice, con un ritmo perfetto che scandisce il tempo di ogni cosa, di ogni particolare, dove niente è lasciato da parte, dove ogni personaggio viene descritto, raccontato e reso vivido da una penna devota, che ha dato dignità ad ogni sfumatura, colore ad ogni sasso, sapore ad ogni piatto, voce ad ogni pensiero, parola ad ogni soffio di vento. 

E questo tempo si snoda fra il racconto di Teresa, nonna Teresa, custode delle tradizioni, legata ai suoi Sassi, personaggio emblematico e profondo,  "comandante" di una famiglia che si regge sul principio della "matrilinearità, cioè di una famiglia "circondata, ma non riempita dagli uomini", e Caterina, la nipote prescelta, l'erede naturale, scelta per essere il prolungamento, "colei che continuerà a mantenerti viva".

Sono queste due donne attorno alle quali si articola il racconto. Da una parte la ferma convinzione di voler restare, quella di Teresa, nella sua terra, nelle sue origini, e dall'altra la necessità di andare via, quella di Caterina, per mettersi alla prova con nuove esperienze, per confrontarsi con il mondo che sta al di fuori di Policoro. La ricerca di un posto nel mondo, di una collocazione che la faccia sentire completa. Due storie che diventano una storia sola. 

Ed attorno a questa storia sola, ruotano tutti i personaggi della famiglia, caratteristici ed unici, descritti così intensamente che subito li senti vicini, li senti parte della tua famiglia, ti senti parte di una famiglia. 

E vivi la partenza ed il ritorno, quel meraviglioso modo che ha la vita di farti capire i valori importanti, trasportati da quel vento che è filo conduttore, quel vento a cui Teresa, ormai anziana, non è più abituata a camminarci contro. 

E' di grande pregio letterario la cura dei particolari che Francesca Barra riesce ad avere nel descrivere le sfumature della vita dei personaggi, in particolare nella descrizione del senso di distacco di Caterina dalla sua famiglia e dalle sue radici, la difficoltà con Pietro, il suo fidanzato, nell'inserirsi in un contesto così distante dal suo, il riferimento alle liste che essa compila per porsi sempre in discussione, e la capacità di trasmettere a Pietro, attraverso i suoi racconti, i valori fondanti della sua famiglia, quei valori che la richiamano, prepotentemente, alla sua terra. 

C'è rispetto in questo racconto, il rispetto antico, quello vero. C'è il riferimento alla politica, quella fatta per i cittadini, vera, volta a fare del bene. Ci sono i temi sociali, la povertà, ma anche il grande senso di unità, di fratellanza e di solidarietà, che traspirano dai racconti di Teresa, e della sua vita fra i Sassi di Matera, ed il mare.

E si respira il valore della dignità che deriva dall'umiltà, la vera forza che vince tutte le intemperie della vita.

Ed i rapporti fra madre e figlia, spesso non facili, come quello fra Teresa e Domenica, antagonistico, duro, vissuto fra la necessità di amare e la consapevolezza di non essere amati abbastanza, ricerca di indipendenza, consapevolezza di pensieri distanti, amore materno immenso che lenisce qualsiasi ferita, che sopporta qualsiasi sopruso.

Ho apprezzato tantissimo la grande capacità di Francesca Barra, di riuscire a raccontare in due momenti temporali diversi, le profondità di un unico tempo, con maestria e grande armonia. Ricordi e presente, che si fondono nel racconto, regalando momenti di emozione profonda.

E' un racconto al femminile che appassiona anche il lettore maschile. Mi sono sentito padre, marito, appassionato e convinto. Ho vissuto intensamente le densità sentimentali e le ricchezze che questo racconto offre.

Ho pianto, ed ho riso, mi sono sentito complice, ma anche giudice, fratello, marito, amico e padre.

Vivi la famiglia, valore assoluto che in questo racconto ha il ruolo principale. Una famiglia a volte opprimente, che spinge Caterina a cercare conferme lontano da essa, per poi accorgersi che "la lontananza ti mostra le cose migliori di come le ricordavi. Anche le tradizioni", come gli dice l'amico migliore. Ma una famiglia che è porto, sicuro, sempre.

La bellezza è proprio nella capacità della scrittrice di riuscire a proiettare il lettore nella storia e fargliela vivere intensamente, perché nella semplicità del racconto, sono contenute le quotidianità di un tempo passato, che ritorna prepotentemente indietro, e rivive dentro di noi.

Ed allora ecco che ogni capitolo è guarnito dalle ricette, quelle antiche, custodite nel ricettario dettato a Caterina da nonna Teresa, dote eterna di sapere, quel sapere del cibo che orchestra lo scandire del tempo nelle famiglie, ricette sempre coniugate con momenti da vivere, scelte da fare che si accompagnano sempre a piatti da decidere per accompagnare i momenti più importanti della quotidianità.

Un dono meraviglioso ad una terra ricca di tradizioni, la Basilicata, che in questo libro vengono sapientemente custodite. E' come aprire uno scrigno dove è custodito il tesoro più importante, quello dell'amore, e di tanta vita, vita vera, fatta di valori semplici, che ci siamo dimenticati, di quei valori che ci fanno sentire vivi.

Una scelta letteraria che io giudico vincente, un libro che si può vivere e rivivere, perché l'abbinamento della storia alle ricette, ai sapori della terra, ai colori che le tradizioni restituiscono alla vita, ed ai momenti di vita vera che vengono raccontati, sono un dono. 

Nella storia trovano anche spazio riflessioni ai temi più moderni come il rapporto con le coppie gay, vissuto nel tempo passato, la depressione post-partum, sindrome ancora oggi molto attuale, caratterizzante del senso di inadeguatezza da parte di una madre, aspetto ancora molto attuale e diffuso. 

E' un libro per tutti, perché riunisce davvero tutte le emozioni che tanti di noi hanno visto, e che molti di noi vorremmo vivere, quelle fatte delle cose vere, della solidità del focolare domestico, della famiglia come balsamo di infinita e lenitiva proprietà curativa. 

Ci vuole coraggio, davvero, ad inseguire i sogni, ma se si ha coraggio, quei sogni, poi, si avverano, e questo romanzo ne è una testimonianza concreta, per l'autrice, e per noi lettori.

Buona lettura, e non dimenticate di vedere il video realizzato da Francesca Barra sulla sua terra che vi allego.

Link al Booktrailer 
















Link al sito di Garzanti Libri

Link al documentario realizzato da Francesca Barra "Io non me ne voglio andare", che racconta la Basilicata, realizzato per Basilicata Turistica 


2 commenti:

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