lunedì 3 agosto 2015

Sulla chiusura del Cocoricò e dintorni

Sono molto dispiaciuto per ciò che è successo, una tragedia immane, una sconfitta della comunità, ma sinceramente ho trovato la chiusura del Cocoricò anacronistica.


E' sempre così, anzichè lavorare per la prevenzione, per sorvegliare prima che le cose accadano, di fare cultura e politiche di sostegno, si arriva a provvedimenti drastici, e spesso inutili, ai fini di incidere veramente sulla criminalità organizzata.
Sia beninteso: c'è responsabilità nel management, non scherziamo. La circolazione delle droghe nelle discoteche è storia vecchia come la notte dei tempi. Tutti sanno, nessuno dice niente. E questo è grave, molto grave, quando accade.

Sevono politiche di collaborazione fra polizia, comunità e gestori, serve cooperare per arginare questo fenomeno dilagante che miete vittime giovani, una dopo l'altra.

Ho due figli, e penso che le insidie di questo tipo non lascino immune nessuno, quindi da un lato serve prevenzione e cultura nelle scuole, dall'altro servono operazioni di intelligence lato Forze dell'Ordine fatte di concerto con i proprietari di queste grandi aree di concentrazione giovanile, che devono cambiare approccio, devono davvero modificare il loro Business, devono farlo guarire, perchè oggi, così come è strutturato, non ha vita lunga. Non si può morire in discoteca per droga. E su questo sono tassativo.

E' chiaro che il primo controllo deve partire dalla famiglia. Si, siamo noi genitori che dobbiamo essere più presenti con i nostri figli, essere in grado di attivare i recettori per capire se c'è qualcosa di storto nella loro vita, soprattutto quando si affacciano al mondo.

E' un lavoro difficile, di costanza, pazienza e delicatezza quello dei genitori di oggi, dei genitori che come me hanno due figli adolescenti e che quindi sono maggiormente esposti a questo tipo di sollecitazioni.

Dobbiamo  cercare la strada giusta per comprendere, indirizzare e prevenire deviazioni che possono eessere irrecuperabili. Ed in questo senso, la comunità deve attivarsi, perchè ancora siamo lontani da azioni integrate che consentano di perimetrare i fenomeni, conoscerli, arginarli ed emarginarli dalla vita dei nostri figli.

E questo passa anche attraverso le Istituzioni, che devono necessariamente cambiare modalità di approccio al mondo dei giovani, con la costituzione di consultori, e di osservatori in grado di raccogliere il maggior numero di informazioni che servono per nutrire il processo di identificazione del problema.

La chiusura del locale, oggi, è solo tapparsi gli occhi e mettere in rovina un'intera area turistica, un indotto che necessariamente non avrà forse la capacità di risollevarsi facilmente dopo 2 mesi, i mesi più redditizi, di chiusura.

A che serve poi? I giovani che si vogliono sballare, continuano a farlo, trovano solo un altro posto dove sbattersi, e quersto non è un meccanismo di protezione. Non abbiamo chiuso il negozio di droga, abbiamo solo chiuso il parco giochi.

Sarebbe stato molto più utile un periodo di apertura controllata, di presidio e di ascolto dei giovani, di classificazione dei fenomeni distorsivi e di abitudini devianti, al fine di portare sul tavolo del questore, alla fine, una fotografia dettagliata di ciò che accade, per poter poi avviare una strategia corretta di prevenzione e contrasto.

Chiedo invece al Questore di Rimini, quale tipo di strategia ha posto in essere chiudendo il locale? Questa è la domanda a cui deidererei avere una risposta.

Sono davvero preoccupato per questa modalità reattiva di affrontare i problemi del nostro Paese, di questo vivere di rattoppi, di pezze, senza fare un piano pubblico, condiviso, diffuso e pubblicizato di prevenzione contro questo male moderno.

Il livello di attenzione si alza, un poco e non tanto, solo quando ci scappa il morto. E così non si può andare avanti, soprattutto nel mondo delle discoteche, che sappiamo benissimo siano teatro di stupri, violenze, bullismo, spaccio, depravazione e deviazioni, invece di essere luoghi di aggregazione interculturale.

Il mondo del divertimento deve ritrovare una strada pulita, dove lo sballo lo debbano dare solo i Decibel, dove la musica sia il vero divertimento, senza trasgressioni eccessive che possano minare la vita dei nostri ragazzi.

Ora, questo non vuol dire fare un discorso facile e da bacchettoni, siamo stati tutti giovani, abbiamo fatto tuttti più o meno le nostre trasgressioni, e quindi lungi da me voler raccontare una favola. Ma i tempi sono diversi ora, le droghe sono diverse, i cocktails sintetici con i quali le compongono sono fuori controllo, e su questo anche gli organi governativi preposti al loro controllo sono responsabili.

Oggi, una trasgressione, magari per la prima volta, può essere letale, come abbiamo visto. Ed allora siamo tutti responsabili.

Ed in questo ritorno comunque sul ruolo nostro di genitori, che è fondamentale. Siamo noi i più attenti osservatori del fenomeno giovanile, ed allora siamo solo noi che possiamo capire come aiutare coloro che contrastano questo fenomeno. Ma lo so che abbiamo a volte vergogna, che non vogliamo ammettere che nostro figlio si sballa, e che magari è anche uno di quelli, magari in piccolo, che procura la roba agli altri, e la divide, o magari la vende. Dobbiamo unire le forze, e creare network, condividere esperienze, trovare il modo di raccontarci, insieme ciò che vediamo nei nostri figli.

Perchè insieme si può abbattere qualsiasi barriera, e costruire dei presupposti importanti per fare cultura, prevenire e proteggere i nostri ragazzi.

Ma serve che ci sia ascolto, da parte della società civile e delle Istituzioni, affinchè si inizi un percorso, insieme.

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per il tuo commento, dopo averlo valutato sarà mia cura pubblicarlo nel più breve tempo possibile