martedì 8 settembre 2015

Un sogno chiamato Europa: io ci credo ancora

C'è un sogno che si chiama Europa.

E' il sogno di quelli che, come me, sono cresciuti nel percorso di creazione dell'Europa unita, hanno vissuto la graduale trasformazione delle relazioni internazionali, ed hanno gestito materialmente il momento in cui è arrivata la moneta unica.

Il sogno di quelli che hanno visto tanti ragazzi andare in giro per le nazioni a studiare, nei progetti di interscambio culturale come l'Erasmus, ed hanno creduto, fermamente, che un'Europa unita sarebbe stata possibile.


Come mi disse una signora, una volta che si parlava del cambio della moneta: io non ho problemi con i centesimi (era il tema più forte del changeover), perché quando ero giovane, con la lira, già li avevamo, quello che sinceramente mi preoccupa, è la lingua.

Si, la lingua, perché nell'immaginario della signora, il cambiamento doveva essere talmente epocale, che avremmo dovuto imparare una nuova lingua, alla stregua del tentativo fallimentare fatto con il famoso "Esperanto".

Ma nella convinzione della signora, c'erano radicati dei fondamentali che oggi tornano prepotentemente in auge, quelli della creazione se non di una lingua, di una cultura comune, che ci potesse identificare.

Una cultura che tenesse conto delle individualità nazionali e che le mettesse a disposizione per la costruzione di un'identità europea dove le peculiarità di ogni Nazione fossero patria di tutto il popolo europeo.

Ma così non è stato, è chiaro ed è inutile che proviamo a nasconderlo, od a convincerci del contrario.

Hanno regnato le individualità nazionali ed i monopoli finanziari. Hanno imperato le agende di una bilancia commerciale opportunistica e non realistica, di un sistema che ha solo costruito ostacoli commerciali e non ha favorito in nessun modo il fiorire di una economia paritetica.

Ha segnato profondamente il passo del sogno comune ad oggi irrealizzato una debolezza strutturale, fatta di letteratura regolamentare che non ha trovato riscontro in una coerenza fra gli stati membri, ne sotto il profilo legislativo che in quello economico.

Allora la domanda che mi faccio è ma l'Europa, è realtà o resta ancora un sogno irraggiungibile? 

Io ci credo ancora, io credo ancora in questa Europa possibile.

Ci sono segnali incoraggianti, che passano per diversi aspetti che vorrei esaminare insieme.

Aspetti economici e finanziari. 
Un primo segnale è il rafforzamento del presidio strutturale e la supervisione da parte della Banca Centrale Europea, operato dopo che la crisi finanziaria del 2008 mise in evidenza una debolezza strutturale del sistema finanziario Europeo.
Questo è un primo aspetto fondamentale che ha portato la Banca Centrale Europea ad assumere quel ruolo di coordinamento che serviva per poter parlare di Europa come interlocutore finanziario unico nei confronti del resto del mondo.
Altro segnale incoraggiante è la lezione della Grecia, che ha consentito di far capire all'Europa che l'austerity non è la strada della crescita, e che al centro delle relazioni economiche e politiche ci deve essere soprattutto l'equità e la sostenibilità dell'economia reale, che consentano di costruire percorsi di crescita strutturale, solida e sostenibile nel tempo. Mi aspetto in questo senso una rivisitazione forte delle regole di gestione del sistema monetario europeo, del debito pubblico e del finanziamento degli stati membri. 

Aspetti politici
Il terrorismo e le minacce costanti sotto più fronti ostili, la paura del default dell'intero sistema monetario Europeo, il fenomeno migratorio alle porte, e tutte le debolezze strutturali che si sono recentemente manifestate hanno cambiato radicalmente l'assetto politico e l'approccio politico dei rappresentanti degli Stati membri. Meno rigidità a vantaggio di maggior integrazione economica è figlia di una nuova visione politica che man mano si sta radicando negli stati membri, che sempre più sposta il baricentro dell'osservatorio politico dall'economia virtuale a quella reale, aspetto fondamentale per una crescita sostenibile di una federazione di popoli come è l'Europa pensata dai  suoi padri fondatori. 

Aspetti culturali
Importante segnale è stata la reazione solidale di tutta l'Europa dopo l'attentato a "Charlie Hebdo", che ha segnato una svolta unica nella condivisione del fenomeno del terrorismo, nella presa di consapevolezza di un pericolo comune, e nella necessità di una adeguata strategia comune a difesa. 
La rappresentanza unita, in prima fila delle istituzioni europee, in quell'occasione, ha seminato il germoglio dello spirito comunitario e della coesione negli intenti di proteggere soprattutto l'Europa, e non solo la Francia. 
Ma ciò che in quell'occasione ha fatto la differenza, sono i milioni di messaggi di solidarietà e sostegno dei cittadini europei, che anche se purtroppo per una disgrazia, si sono identificati come tali, attraverso i gesti e le parole di solidarietà alla Francia intera.
E sono stati altrettanto importanti i segnali di solidarietà che le popolazioni di tutti gli stati membri hanno manifestato nei confronti della Grecia, aspetto che descrive come l'identità Europea nelle popolazioni sia abbastanza radicata, e si debba solo riflettere conseguentemente negli approcci Istituzionali
Ed in senso stretto, relativamente all'aspetto culturale c'è quello comunitario, che proprio in questi giorni ha visto  - con l'apertura delle frontiere ai profughi da parte di Germania ed Austria, insieme all'Ungheria - un cambiamento importante  dell'approccio al fenomeno migratorio, riconosciuto finalmente come "epocale" e non più solo eccezionale.
Quello che è accaduto in questi giorni, dopo anni di gestione del fenomeno in maniera massiva da parte quasi esclusiva del nostro Paese, credo sia uno dei segnali più tangibili di come ci sia un senso di solidarietà comune, valore inestimabile che ci accomuna. 

Sono segnali importanti, che fanno oggi guardare al sogno Europeo con positività, e speranza, ed allora forse, insieme possiamo crederci ancora.






Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per il tuo commento, dopo averlo valutato sarà mia cura pubblicarlo nel più breve tempo possibile