mercoledì 25 novembre 2015

In viaggio verso la consapevolezza


"Io non so più come raccontare queste cose, non posso portarvi tutti qui"


Mi ha colpito molto questa frase dello spettacolo di Andrea Iacomini, portavoce UNICEF per l'Italia al Teatro Franco Parenti di Milano.

Un racconto profondo, coinvolgente e vero, che descrive la complessa avventura di un portavoce di un'organizzazione umanitaria, l'UNICEF, nella sua missione dedicata ad alzare il livello di attenzione dell'opinione pubblica sui drammi delle guerre che coinvolgono i bambini del mondo.

Grande coraggio di Andrea nell'essersi saputo mettere in gioco ed ideare una nuova modalità di approccio alla tragedia umanitaria, espresso con la permeabilità e immediatezza del Teatro, che non regala niente, non fa sconti, e ti mette a nudo.


Ed a nudo Andrea si è messo per questa causa mondiale importante, la solidarietà e l'opera umanitaria che in questo momento storico, sta raggiungendo l'apice di una escalation di atrocità derivanti dalle guerre senza precedenti.

Uno spettacolo ideato da Andrea Iacomini insieme al regista Paolo Vanacore, recitato da una scoperta come quella di Andrea e da due attrici stupende come Silvia Antonini e Sina Sebastiani del Grillo, accompagnato dalle musiche del maestro Alessandro Panatteri.

Ed in questo viaggio si susseguono le complessità di gestione da portavoce della comunicazione con i Media, nella tragica dialettica con le direzioni di redazione che spesso e volentieri non vedono nella guerra e nel dolore l'opportunità di raccogliere consensi e vendite delle loro testate.

Frustrazione pura nel non riuscire con efficacia a far pervenire le notizie della guerra, delle privazioni e delle aberrazioni della condizione umana sotto i bombardamenti di bombe che seminano morte e terrore.

E poi le dimensioni apocalittiche dei campi profughi, dei centri di accoglienza, e delle loro ambiguità, sempre presenti nei contesti di sopravvivenza delle vite del mondo.

La drammaticità dell'indifferenza, che si esprime nello scorrere le fotografie dei nostri cellulari vedendole ma non guardandole, in una estetica contemplazione delle atrocità come terziarie rispetto alle nostre esistenze.

Complimenti Andrea Iacomini per il coraggio, la capacità di trasmettere attraverso il Teatro le atrocità del mondo, riuscendo a far cogliere l'essenza del messaggio umanitario e la gravità della condizione umana, messa a dura prova dalle continue e ripetute aggressioni indiscriminate che minano la libertà di espressione delle caratteristiche basilari dell'umanità.



E ciò che emerge dalla rappresentazione teatrale è la forte necessità di fare rete su questo argomento, attraverso le forme di divulgazione più disparate, compresa questa stupenda e coinvolgente che Andrea Iacomini ha saputo mettere in opera, e che sposta la capacità di coinvolgere le persone dal racconto ascoltato al racconti vissuto, intimizzato e condiviso.

E' doveroso il grazie ad Unicef per la lungimiranza dimostrata nell'accogliere questa iniziativa, che attraverso l'arte riesce a portare nella vita quotidiana le problematiche esistenziali dei profughi ospitati dalle varie comunità, la complessità di rappresentare efficacemente la condizione umana, e l'incapacità di fare sistema umanitario nelle iniziative a supporto della migrazione epocale in corso in Europa.

Ed è stupendo l'inno finale dello spettacolo di Andrea e le sue parole: dobbiamo amarci di più.

Si, dobbiamo amarci di più ed incondizionatamente, ricercando le differenze per farne terreno di riscossa umanitaria totale.

Una bellissima rappresentazione che del coraggio ne ha fatto terreno fertile per far rigogliare il seme della tolleranza, della pace e  della solidarietà.

Grazie Andrea Iacomini.












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