lunedì 1 febbraio 2016

Recensione del libro "Il mare nasconde le stelle" di Francesca Barra ed. Garzanti

Ci sono storie che per cambiare il mondo, bisogna avere il coraggio di raccontare.

Ecco, la storia si Remon è una di queste.

Mi ha commosso profondamente "Il mare nasconde le stelle", nuovo lavoro letterario di Francesca Barra edito Garzanti.

Mi ha commosso la storia di Remon, cristiano copto costretto a fuggire dalla sua terra, l'Egitto, attraversando il mare alla ricerca di libertà, della libertà di poter professare la sua fede religiosa, un ragazzo che come migliaia di altri migranti, di ragazzi del nostro tempo, decidono di mettersi in mare, e di cercare la libertà in un'altra terra, sconosciuta e lontana.

È un libro che scuote la coscienza. 


Ho apprezzato molto lo stile narrativo e la delicatezza con la quale Francesca Barra ha raccontato questa storia, dandole vita con umiltà e rispetto, quale narratrice straordinaria sa essere.

Durante la lettura, man mano che scoprivo questa storia, sentivo di ricevere un dono prezioso, la possibilità di conoscere un ragazzo pieno di speranza, di conoscere le sue paure, le sue gioie e le sue aspettative per un mondo migliore, migliore di quello che stava lasciando in Egitto.

E durante la stessa lettura, mi sono immediatamente apparsi davanti agli occhi tutti quei migranti, tutti quei ragazzi che al contrario di Remon non ce la fanno. A quanto non sappiamo niente di loro, cadendo nelle più gravi delle nostre debolezze: l'indifferenza.

Pagina dopo pagina, si sono accese quelle stelle che durante il viaggio sono nascoste a Remon, nel buio della solitudine e della paura, in mano a scafisti senza scrupoli, lontano da casa, dai genitori, dagli affetti più cari, per una scelta obbligata, senza possibilità alternativa, una scelta definitiva, presa ad un'età dove un ragazzo dovrebbe vivere la sua adolescenza con spensieratezza, invece di confrontarsi con la violenza, la paura e la solitudine dell'anima.

C'è subito una parola che viene dirompente da rivolgere appena si finisce il libro: grazie.

Grazie all'autrice per aver acceso questa stella portando a conoscenza, attraverso questo racconto, la storia di Remon, per aver rotto i silenzi, aprendo una finestra importante su una realtà che spesso, pensiamo non ci appartenga, che sentiamo lontana, che soprattutto, il più delle volte non comprendiamo. 

E grazie a Remon, per avere avuto il coraggio di raccontarla, perché è di coraggio che stiamo parlando in questo racconto, del coraggio di avere coraggio.

Coraggio di far conoscere il volto e l'anima di un ragazzo incontrato "non per caso" come dice la stessa autrice, durante la presentazione del suo precedente libro ad Augusta, un paese in provincia di Siracusa, incontro a seguito del quale, con grande responsabilità, ha deciso di raccontarla.

Francesca Barra, riesce a raccontare questa storia con rispetto ed umiltà, restituendo a Remon con sapienza e delicatezza, ognuna delle stelle che quel mare gli ha nascosto durante il viaggio, attribuendo ad ognuna di esse un dolore od una gioia, nella contrapposizione costante di una riflessione profonda, nella quale sofferenza, dolore, abbandono, violenza, speranza, fede, accoglienza,  rinascita, riscossa, sono i le scintille che con armonia le illuminano una ad una, come cita un passo meraviglioso del libro:

"E le stelle, quella notte, le ho viste a una a una, e non si nascondevano più. Anzi. Mi mostravano una nuova vita."

La vera storia di Remon lascia due sentimenti opposti quando si arriva alla fine del libro: il primo è di disperazione che si prova nel vivere il viaggio verso la speranza di libertà,  il secondo è la felicità e la gioia che si prova nel miracolo dell'accoglienza, e della rinascita.

E proprio questo che rende questo racconto intimo ed allo stesso tempo dirompente, per la delicatezza con cui il protagonista riesce a raccontarsi, nelle sue sensazioni più intime, regalando le emozioni più profonde.

Di fronte a questa storia diventiamo tutti uguali, perché vengono annientate tutte le barriere, e tutti i pregiudizi, e resta solo quello che dovrebbe davvero restare ed essere la guida di tutta l'umanità: l'amore. 

Dopo questa lettura, nessuno può più vedere il fenomeno dei migranti con gli stessi occhi, nessuno può più considerarli solo dei numeri, perché la storia di Remon ci mette di fronte alla verità, drammatica, di ciò che ruota attorno alla disperazione di questi esseri umani che fuggono dalla guerra, dalle ingiustizie, dalla violenza, dalla morte.

Si racconta come vengono gestiti questi trasferimenti, della spregiudicatezza di chi costringe le famiglie a spendere cifre spesso inarrivabili, di scafisti che razziano il razziabile da coloro che sono a bordo, stremati, confusi, sul punto di mollare tutto e lasciarsi andare.

Leggendo ci si commuove, e si piange, perché si riesce a vivere con Remon ogni sua emozione, proiettati insieme a lui in quel mare buio, senza stelle, senza luci, senza futuro, senza alcun orientamento, solo solitudine, fame, freddo e paura, ma anche la felicità, quella del miracolo di sentirsi accettato, riconosciuto, di aver trovato finalmente qualcuno che sa guardare oltre le maschere, e vedere l'anima. Quella di aver trovato un nuovo porto di approdo, dove sentirsi amato.

Ed è il racconto di come la comunità può fare la differenza, quella comunità dove sono radicati i valori portanti dell'accoglienza. La famiglia, la scuola, gli amici, la parrocchia, sono i porti di approdo che rendono grande il nostro Paese. Comunità che nei genitori adottivi di Remon, trova la sua massima espressione. 

Brava Francesca Barra, che nel raccontare le storie riesce a fare sempre quel passo indietro che consente alla storia di essere protagonista, ed ai protagonisti di mettersi a nudo nella loro storia, percorrendo ogni dettaglio e facendo vivere al lettore le stesse emozioni che lei stessa prova nello scrivere. Un grande pregio che la contraddistingue nel panorama letterario. 

E' un racconto che riempie il cuore, non solo da leggere, ma da avere.






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