domenica 8 maggio 2016

Ranieri, il Leicester e "The GodFather"

Il sogno di Ranieri è stata una favola calcistica moderna.

Aver regalato il campionato alla piccola squadra del Leicester è stata una grande vittoria fatta di grandi valori e di unità, di spirito di sacrificio.

E tutti noi italiani, chi da sempre, chi come sempre sul carro dei vincitori, chi all'ultimo momento abbiamo gioito profondamente per Claudio Ranieri e la sua impresa, che resterà nella storia.


E come tutte le vittorie, la celebrazione di esse è il momento più alto e memorabile che deve immortalare i visi, le espressioni, i volti e le lacrime di chi ci ha creduto, di chi ha pianto, sofferto ed oggi gioisce nella meraviglia ed incredulità di aver visto coronare quel sogno.

La festa ha una cornice stupenda, uno stadio gremito che toglie il fiato, la coppa, le bandiere, i colori.

Tutto è orchestrato alla meraviglia, nell'apoteosi complessiva, tutto è perfetto.

Anzi, quasi tutto.

Perché mentre guardo il tripudio di questa meravigliosa festa vedo uno striscione nero, con la scritta "the GodFather" ed il ritratto di Claudio Ranieri.

Dapprima non ci voglio credere, poi mi devo convincere: si. E' proprio uno striscione che riecheggia alla storia del Padrino, alla parodia della Mafia.

E' uno striscione che faccio fatica ancora a credere che sia vero. 

Non ci posso credere. Non posso credere che lo stereotipo Italiano del successo sia ancora racchiuso dietro il paradigma mafioso, del "Boss" della mafia, come grande uomo di carattere che ha portato un gruppo di calciatori di una squadra minore al successo.

Non posso credere che ancora questo paradigma ci identifichi al di fuori del nostro Paese, e soprattutto non posso credere che possa essere interpretato come un paradigma positivo, come elemento di successo, come emblema e icona da imitare ed a cui tendere.

Abbiamo allora tanta strada da fare, perché la realtà dei fatti è che anche noi Italiani, con le continue cattive abitudini che si traducono in corruzione, tangenti, malaffare, spesso proprio all'interno degli ambienti istituzionali, non diamo l'opportunità affinché questo stereotipo possa essere superato.

Dobbiamo rifletterci molto, tanto, ancora ma in fretta, perché non ci sono più i supplementari, siamo ormai arrivati ai calci di rigore.

Qui il video 

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