martedì 6 ottobre 2015

La realtà virtuale non esiste più


Nel mio post precedente "Troppa gogna e poco elogio fra il popolo del web, ho affrontato i motivi che secondo me sono alla base di una gogna mediatica senza precedenti, ed ho provato a trovare le risposte alla possibilità di uscire da questa deriva negativa, che a mio avviso sta facendo ammalare il web.

Per far questo mi ero ispirato ad un post di Stefano Quintarelli, uno dei pionieri dell'introduzione di Internet in Italia, ed al suo paradigma secondo il quale "internet è LA dimensione immateriale dell'esistenza".

Vorrei oggi provare ad approfondire questo paradigma, che seppur espresso nel lontano 2014, trovo quantomai attuale se non addirittura rivoluzionario.



Ciò che è drammaticamente cambiato nella dottrina del mondo del Web, è il concetto del virtuale. 

Questo perché le innovazioni tecnologiche ci hanno consentito di creare nuove connessioni che in un primo momento erano relegate a sporadiche conversazioni effettuate dal nostro Desktop, su chat improbabili e per lo più con persone sconosciute.

Ma è il concetto intrinseco di "Virtuale" che non regge più. Virtuale è sinonimo di "simulato", "potenziale", ricostruito al "Computer".

Allora faccio una domanda provocatoria: ma secondo voi, le relazioni che intratteniamo su "WhatsApp", sono "Virtuali"?

No, sono reali! Sono solo "immateriali", cioè intrattenute senza avere di fronte la persona, ma attraverso uno strumento che si appoggia ad una piattaforma informatica di comunicazione. Ma sono parte della nostra esistenza. 

Lo sono perché lo smartphone e la sua applicazione sono solo uno strumento attraverso il quale intratteniamo una relazione che ci provoca emozioni, ci fa gioire e soffrire, e ci avvicina alle persone con le quali non siamo in contatto fisico, ma lo siamo - e forse talvolta anche di più - con un contatto "immateriale", con il quale  riempiamo una componente di relazione della nostra  esistenza.

Ecco che interazioni su Facebook, ed anche lo stesso Twitter, o altri Social Network compongono il corollario delle nostre relazioni immateriali, che sono parte del nostro modo di vivere, una sorta di "dependance" a distanza con la quale interagiamo regolarmente, una parte della nostra esistenza che riusciamo a vivere intensamente, alla stregua della componente "materiale".

Talvolta, la dimensione dell'esistenza immateriale ci restituisce più emozioni di quella materiale. E questo fenomeno non possiamo più ignorarlo. Non dobbiamo.

E' la fine del cosiddetto mondo "virtuale", consegnato ormai a delle tribù marginali di "fake users" o di "nickname" senz'anima che, come le più noiose delle mosche o fastidiose delle zanzare, si intromettono nelle nostre relazioni immateriali, disturbandole.

La realtà "virtuale" è ormai patrimonio dei Video Games, e dei Virtual Games, esperimenti che riproducono la realtà in ambienti digitali, e che consentono di vivere esperienze sensoriali parallele e simili a quelle reali, ma indubbiamente irreali.

E la più alta risposta di quanto questo paradigma sia calzante sono le relazioni che si traslano da immateriale a materiale, cioè tutte quelle esperienze che nascono nella dimensione immateriale e che trovano consolidamento nella quotidianità, diventando amicizie e relazioni solide, personali e professionali anche nella dimensione materiale.

Io personalmente ho un'esperienza straordinariamente positiva della traslazione delle amicizie dalle due dimensioni. Ho costruito relazioni immateriali che sono diventate amicizie importanti e relazioni professionali di rilievo nella dimensione materiale. Ma nel contempo ho anche raggiunto contatti personali di amici e parenti con i quali diversamente, nella dimensione materiale, non avrei mai avuto occasione di interagire con frequenza, recuperando emozioni che altrimenti avrei perso.

Si perché se riusciamo a rompere l'indugio che ci frena nel poter considerare internet, il web ed i social network un mero prolungamento della nostra esistenza, abbiamo di fronte una prospettiva relazionale di grandissimo potenziale, che va ovviamente gestita con intelligenza e selettività, ne più e ne meno come nella dimensione materiale, con l'eccezione che nella dimensione immateriale abbiamo più strumenti per rendere parzialmente o totalmente inaccessibili i nostri contenuti, evitando quindi spiacevoli relazioni o accessi alle nostre stanze immateriali.

Quindi non più "reale vs virtuale" ma "materiale vs immateriale".

Ed allora come dice giustamente Quintarelli, sapremo giudicare con più naturalezza ed obiettività nostri figli quando li vediamo indaffarati sul cellulare a "chattare", e riusciremo meglio a comprendere che nella loro dimensione immateriale, non sono solo "attaccati al quel cellulare" ma stanno regolarmente intrattenendo relazioni con i loro amici, nella modalità e dimensione nella quale sono cresciuti, e che generazionalmente appartiene loro di più che a noi stessi, quella immateriale, quella del "mobile", visto che ci sono nati.

Saremo sempre più virtuosi nel creare relazioni proficue che possono arricchire la nostra esistenza, con una velocità qualche anno fa inimmaginabile.

Questo paradigma non è facilmente comprensibile, lo capisco, ma è la dimensione che stiamo già vivendo, non dobbiamo ancora aspettarla. Capisco che si faccia fatica a comprendere che nella relazione immateriale, si possano provare emozioni e sentimenti paragonabili a quella materiale,  ma è così. 

E' normale quindi sviluppare "empatie" nuove che consentono di entrare in sintonia con gli altri interlocutori, e creare vere e proprie relazioni di amicizia che possono traslare nella dimensione materiale con continuità, come se in quella dimensione fossero nate. 

E più sarà diffusa questa consapevolezza, meglio riusciremo a perimetrale quelle persone che considerano la dimensione web come un mondo "virtuale", dove pensano di poter imperare con un utilizzo distorsivo, spesso lesivo della dignità personale e delle libertà di espressione.

Si perché è proprio chi opera nella dimensione virtuale che libera all'interno del web tutta la rabbia ed insoddisfazione della sua esistenza materiale, convinto che stia operando in una sorta di video game, dove può rimanere anonimo.

Ed è invece la nostra consapevolezza del paradigma della dimensione immateriale dell'esistenza che sta man mano creando le condizioni affinché siano sempre più stigmatizzati gli episodi di vilipendio e improperio gratuito nel Web.

A questo si affianca un costante lavoro della Polizia Postale, ed una normalizzazione dei sistemi di accesso che consentono sempre meno frequentazioni completamente anonime. 

E sarà un giorno importante quando tutti saremo costretti a creare la "Carta di identità" web, che consentirà di allineare la nostra identità materiale a quella immateriale, creando i presupposti che tutti aspettiamo da tempo, per un web sostenibile, sicuro e proficuo nel tempo.

Spero di avevi dato qualche spunto di riflessione interessante.




2 commenti:

  1. credo molto nel futuro virtuale.....ma vero...odio le falsità....condivido la verità....

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    1. Grazie Angelo. Credo fortemente che al di là di dove la relazione si estrinsechi, la verità sia un presupposto fondamentale per le relazioni umane

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Grazie per il tuo commento, dopo averlo valutato sarà mia cura pubblicarlo nel più breve tempo possibile